Dulcis in fundo, Classe e le sue radici – Storia di un’avventura industriale tra ‘800 e ‘900

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La mostra storico-fotografica “Dulcis in fundo, Classe e le sue radici, Storia di un’avventura industriale tra ‘800 e ‘900”, è stata ideata dall’Associazione “Classe Archeologia e Cultura” e realizzata con il contributo del Comitato Cittadino di Classe. Inaugurata venerdì 22 luglio 2011, durante la tradizionale Sagra di S.Apollinare in Classe, presenta un’ampia documentazione iconografica riguardante lo Zuccherificio di Classe, la sua futura destinazione a Museo Archeologico, la storia dell’industria saccarifera italiana dalle sue origini fino ai giorni nostri.

Il progetto è stato realizzato da un gruppo di lavoro composto da Fausto Stradaioli, Presidente dell’Associazione “Classe Archeologia e Cultura”, Alessandro Lazzari, studioso e collezionista di documentazione e oggettistica riguardante l’industria saccarifera, Claudio Cornazzani e Rossano Novelli impegnati da vari anni in un lungo lavoro di ricerca sullo Zuccherificio di Classe, di prossima pubblicazione. Prezioso si è rivelato il contributo di Matteo Casadio, responsabile della composizione grafica. La mostra ha ricevuto il patrocinio del Comune e della Provincia di Ravenna nonché della Fondazione RavennAntica.

E’ opportuna ora qualche considerazione sul titolo assegnato dai curatori. L’espressione pseudo-latina Dulcis in fundo è stata scelta per sottolineare la destinazione futura dell’ex stabilimento di Classe che, sottratto all’abbandono e al decadimento, avrà nuova vita ospitando il Museo Archeologico di Ravenna. I lavori sono già in fase avanzata e la Fondazione RavennAntica prevede l’apertura al pubblico per il 2014.

Si è poi giocato sul significato del termine radici, per indicare sia le origini del paese di Classe, sviluppatosi a partire dai primi anni del ‘900, dopo la costruzione dello Zuccherificio, sia le barbabietole da zucchero, entrate prepotentemente nelle rotazioni colturali dell’agro ravennate. Le radici di Classe vanno quindi ricercate nei primi insediamenti di coloni, braccianti, operai, tecnici e dirigenti impegnati nella coltivazione e lavorazione delle radici di barbabietola. La mostra è stata realizzata su pannelli in pvc fissati ad una struttura metallica a forma di esedra che misura una larghezza complessiva di 17 metri.

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